Teacher training .

10 gen

Ho deciso di voler intraprendere il percorso di “insegnante” di yoga nel 2019, al rientro da un viaggio in Thailandia.

Quando mi metto in testa una cosa, non c’é ostacolo che mi fermi e così ho cominciato a programmare il mio nuovo super progetto.
L’idea era quella di andare in India, trovata la scuola, trovato il volo, trovato il coraggio e… arrivò il covid.
La delusione é stata parecchia lo ammetto, ero felicissima di partire ed invece ho dovuto aspettare più di un anno per riprogrammare. Come potete immaginare, anche la seconda volta é andata uguale.
Non era destino mia cara India, il vento ha cambiato direzione ed un aereo mi ha portata in Costa Rica.
Due anni dopo eccomi seduta in una bellissima shala, in mezzo alla natura, dall’altra parte del mondo totalmente terrorizzata.
Ho scelto di fare un teacher training di 200 ore in inglese, perché le cose semplici non mi piacciono.
Non é stata per nulla una passeggiatina, un conto é fare due chiacchiere in una lingua che non é la tua, altra storia parlare di temi così profondi e delicati dove il più delle volte ti viene chiesto di condividere le tue emozioni con altre 22 persone.
Insomma, me la sono cercata..
Le giornate partono all’alba, 6.00 pratica di asana e meditazione, le uniche due ore di “attività fisica” della nostra tabella scolastica.
Colazione, pausa studio o relax e poi si riprende con tecniche di insegnamento, lezioni sulle asana e varianti fino alle 14.30 dove finalmente si pranza.
Durante il corso si segue una dieta ayurvedica, vegetariana, senza alcool né caffeina.
Dalle 15.30 alle 18.00 lezioni di filosofia, storia, anatomia.. insomma, tante ore seduti e concentrati.. la testa mi scoppia, piena zeppa di nuove interessantissime informazioni.
Vediamo la luce del giorno piano piano passare alla notte, il sole cala presto e fortunatamente qualche tramonto al mare ogni tanto lo riusciamo a vedere.
Si cena alle 18.00 ed alle 19.00 torniamo nella shala, che ormai é diventata casa, per la cerimonia di chiusura della giornata.
Ogni sera un Satsang (in sanscrito significa riunirsi per la verità) diverso, yoga nidra, meditazioni, ipnosi regressive, canti, sharing di parole o doni, rituali sciamanici..
Potrei scrivere pagine e pagine su ciò che ho vissuto, ma credo non renderebbero comunque l’idea dell'intensità delle emozioni che si vivono in un’esperienza come questa. Si crea una sorta di bolla protettiva con le persone che stanno facendo questo percorso assieme a te, ognuno con le proprie storie e traumi, tutti diversi ma incredibilmente uniti anche se non ci si é mai visti prima d’ora.

È stata dura non lo nascondo, la convivenza, lo sforzo mentale, il fisico che ne risente di caldo ed umidità, le emozioni che ogni giorno emergevano come bollicine quando apri una bottiglia di acqua gasata..
Lo rifarei altre mille volte, ho conosciuto nuovi lati di me oltre a 22 bellissime persone, ho scoperto e vissuto una parte del mondo che non avevo nemmeno mai preso in considerazione ma soprattutto ho avuto la conferma che lo yoga é ormai parte di me ed io parte di esso.
Non mi piace definirmi “insegnante” di yoga solo perché é scritto si quel pezzo di carta che ho ricevuto a fine training. Chi sono io per "insegnare" qualcosa a qualcuno?
Ho fatto un corso, ho imparato tante cose e ora desidero condividerle.
Ero l’unica del mio corso che aveva già alle spalle ore di training e pratica di insegnamento nel mondo dello yoga, ma ancora adesso ritengo che non bastino 200 ore per definirsi insegnanti di yoga.
A dire il vero.. non basta una vita intera probabilmente.
Lo yoga é così ampio, così antico e così spirituale che non si può ridurre in 21 giorni, é una formazione continua, fatta di equilibrio tra l’imparare e mettere in pratica in primis nella propria vita.
Non mi fermerò qui, anzi, ogni volta che preparo una lezione imparo qualcosa di nuovo e alimenta la mia fame di conoscenza.